Il benvenuto in Islanda da parte di una splendida aurora boreale.
“Bentornato a casa” è la frase che simbolicamente dico a me stesso ogni volta che faccio un viaggio in Islanda. E’ la terza volta che visito questa meraviglia di paese, e ogni volta provo un senso di remota familiarità che non si può descrivere se non lo si è mai provato prima. Un po’ come quando incontri una persona che fin da subito ti sta istintivamente simpatica. E così, ogni tanto, è bene ritornarci, a casa. Questa volta in inverno, tra nevicate e aurore boreali.
A volerlo immaginare, un inizio così perfetto di questo mio terzo viaggio islandese, non si sarebbe potuto fare di meglio. Il volo Easy Jet atterra su Keflavik, aeroporto costruito in mezzo a un enorme campo di lava nera, accompagnato dalla luce di uno splendido tramonto. Su Reykjavik il cielo è terso, e le chance di vedere l’aurora boreale sono ottime.
Ritiriamo la nostra automobile a noleggio, rigorosamente un fuoristrada 4×4 (Nissan Qashqai) adatto ad affrontare le condizioni stradali estreme che l’Islanda può presentare durante l’inverno, e già lungo la strada verso la città il cielo sopra di noi si accende delle luci nord, verdi e danzanti, che ci danno il benvenuto. Vi lascio immaginare la velocità con cui abbiamo posato i bagagli in appartamento, messo su vestiti pesanti, e rimessi in strada, diretti fuori città, lontano dalle luci e dai rumori per godere di ogni singola sfumatura dell’aurora.
Ci dirigiamo in particolare sulla strada che porta a Thingvellir, troviamo una stradina priva di luci artificiali dove accostare, e scendiamo in mezzo a un prato innevato, spazzato da un vento forte e gelido, che chiunque abbia mai visitato l’Islanda conosce fin troppo bene: essendo un’isola in mezzo all’oceano Atlantico, il vento è una costante nel clima di questo paese, e non di rado assume una forza sufficiente a rendere difficile lo stare in piedi.
Sopra di noi l’aurora si presentava nella sua forma più comune, ovvero una sinuosa striscia di luce verde chiaro che solcava il cielo da parte a parte ondeggiando in maniera sensuale, aumentando lentamente la sua intensità. Io e il mio collega Alessio Zanfini iniziamo quindi a prendere le misure col soggetto fotografico più interessante di tutto il viaggio nonché il più sfuggente, scattando le prime foto.
L’esperienza di osservare l’aurora nei pressi di Reykjavik può tuttavia non essere così intime come ci si aspetta. Ci sono molti Tour Operator che in serate come questa organizzano tour di massa per l’osservazione dell’aurora; è un ottimo servizio per chi non ha un mezzo proprio o non se la sente di guidare fuori città, ma non era questo il nostro pensiero quando ci siamo visti invadere la quiete della nostra stradina solitaria da un pullman pieno di turisti asiatici in preda alle urla e al caos tipici del turismo di massa.
Allo spegnersi dell’aurora ritorniamo a Reykjavik, con gli occhi e il cuore soddisfatti di una così calorosa accoglienza, e pronti a riposare qualche ora in previsione dell’impegnativo programma del giorno successivo.